mercoledì 11 marzo 2015

UN TUFFO NELLE ACQUE DELLO JELO: ALLA SCOPERTA DI STORIA E TRADIZIONE


di Milena Paternuosto

Il piccolo borgo di Pratella è solitamente associato all’epiteto di “città dell’acqua”. Nulla di più appropriato se si pensa alle ingenti risorse idriche che alimentano il territorio. Può apparire banale e di certo poco interessante far parte di un comune la cui peculiarità è la presenza d’acqua, invece proprio quest’ultima rende unico il luogo e ha caratterizzato la storia e le abitudini dei suoi abitanti nel corso del tempo.

Al fiume Lete, che scorre indisturbato sotto gli occhi dei pratellesi con le sue acque chiare, si affianca la sorgente dello Jelo, volgarmente noto come “Vieno”. Essa deve il nome alle fredde temperature delle sue acque ed è situata su Colle Pezzuto: l’altura che delimita il confine tra i comuni di Pratella ed Ailano. Sebbene non goda della stessa fama del Lete, lo Jelo ha contribuito nel tempo ad arricchire e migliorare la vita delle persone del luogo, infatti, nell’800 le risorse idriche di Pratella iniziarono ad essere viste come possibile fonte di crescita e di sviluppo.
Il primo impiego noto delle acque dello Jelo in favore dei pratellesi risale al 1873, quando Pratella era ancora parte del comune di Ciorlano. In quell’anno venne infatti edificato un acquedotto alimentato dalle acque della sorgente con lo scopo di fornire a tutti i  cittadini acqua potabile, assieme alla costruzione di un mulino e di lavatoi pubblici, questi ultimi tutt’ora esistenti e affettuosamente noti come “Fontana Vecchia”. Meno di un secolo dopo, negli anni ‘50, le acque del territorio vennero impiegate per alimentare una piccola centrale idroelettrica, in grado di fornire il fabbisogno energetico essenziale per l’intera popolazione, oltre a garantire il funzionamento di un mulino e di un frantoio oleario, esercizi fondamentali per lo svolgimento delle consuete attività agricole tipiche di un paesino di campagna.
Oggi lo Jelo ha perso molte delle sue vecchie funzionalità ma resta una vera roccaforte di ricordi e scene di vita della Pratella di altri tempi, quando i giovani non conoscevano il lusso di un bagno al mare o in piscina, e si optava (con gran coraggio!) per le gelide acque del “Vieno” per placare il caldo e divertirsi con poco. O quando i contadini si servivano di quelle acque per abbeverare gli animali dopo il pascolo, o per lavare la lana dopo la tosatura delle pecore; o quando, semplicemente, passeggiare tra i boschi era considerato un piacevole passatempo, e la sorgente rappresentava un tipico luogo di incontro. Un luogo che oggi risulta dimenticato o addirittura sconosciuto ai più giovani, ma che ha vissuto accanto ai nostri predecessori giorno dopo giorno, come spettatore ininterrotto delle più tipiche scene di vita.
Di recente lo Jelo è tornato alla ribalta come luogo di interesse per il comitato delle “Erbe Neglette”, organizzatore di una passeggiata nel pieno della natura alla scoperta di erbe e piante spontanee utilizzabili per usi officinali.

Lo Jelo è uno di quei luoghi che meglio esprime il legame tra i pratellesi e la loro terra. L’antica sorgente, che incarna la ricchezza del territorio, è culla di ricordi e simbolo di continuo rinnovo di interessi.

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